Di Enrico Buongiovanni
"La droga prende tutto e non dona nulla."
William Borroughs
L' aforisma per questo articolo appartiene a William Borroughs, scrittore, saggista e pittore statunitense, vicino al movimento della Beat Generation.
Burroughs scrisse diciotto romanzi, sei raccolte di racconti e quattro raccolte di versi.
Le sue parole sono semplici ma arrivano dirette, la droga non dona niente, si mostra però un placebo molto potente, così nei momenti bui, nei periodi più cupi, quando ormai non sembra esserci alcuna via d'uscita, ecco che la droga nostra come una facile scorciatoia, donando, solamente per qualche attimo, una pallida sostituta della emozione chiamata felicità.
1-A 3 grammi dalla felicità
Si è soliti dire che:
"Si sa come si nasce, ma non come si muore."
Se questo è vero, è altrettanto giusto dire che non si può scegliere in quale famiglia venire al mondo, possiamo dire che è tutta questione di fortuna, di caso, eppure il nucleo familiare è ciò che ci dona la prima se non la più grande è sostanziale direzione di quella che potrebbe essere o meno la nostra vita.
Figlia unica, con questa premessa ottimistica verrebbe da pensare che non avendo avuto fratelli o sorelle con i quali dover condividere le attenzioni, abbia avuto tutto ciò di cui aveva bisogno.
Suo padre era un eroinomane, tutta la sua vita era finalizzata a quel secondo in cui l'ago gli trafiggeva la carne, o quel momento in cui riscaldava il cucchiaino.
Viveva una vita costellata di rabbia, disordini e quant'altro, solamente al fine di arrivare ad annichilirsi con l'aiuto delle droghe, questo fu dunque il suo unico esempio genitoriale, poiché la madre scomparve dalla sua vita, quando lei compì 2 anni, quella fu l'ultima volta che vide sua madre.
Tutta la rabbia che provava fra le mura domestiche se la portò sempre a presso nella vita, di conseguenza tutti i suoi rapporti interpersonali ne uscivano distrutti.
Era sempre piena di rabbia, rabbia verso un mondo così egoista, rabbia nei confronti di un padre sempre assente, rabbia nei confronti di sè stessa, che non si sentiva mai all'altezza della situazione.
Purtroppo un giorno molto cupo della sua vita, scoprì di essere molto più simile a quel mostro che chiamava padre, molto più di quello che pensava.
Nonostante tutte le sue problematiche era riuscita ad entrare all'università, quel giorno però, condito dai numerosi litigi avuti con i compagni di corso e poi con gli insegnanti...ecco che esplose.
Quando vivi così al limite ecco che ad un certo punto basta una piccola scintilla per compiere l'innesco finale con il conseguente botto.
Arrivata a casa, la scena che le si parò di fronte fu la medesima, suo padre a terra senza sensi, incurante di ciò che lo circondava, accanto a lui c'erano quelli che ad occhio e croce sembravano essere 3 grammi di quella che quell uomo chiamava felicità, fu in quel momento che si decise.
Conosceva il procedimento a memoria, lo aveva visto eseguire mille volte dall'uomo che più volte ha dimostrato di preferire la droga a lei, l'uomo che amava più le sostanze della sua stessa figlia.
Così per la prima volta, lo fece, come lei stessa mi dice in quel piccolo momento capì cosa fosse la pace mentale, si sentì leggere felice senza problemi, ma andando avanti, continuando a ricercare tale sensazione, beh...ecco che non riuscì mai più ad averla.
Pian piano l'utilizzo di sostanze le fece perdere la connessione con la realtà, le poche amicizie che era riuscita a stringere nel tempo scomparvero, il suo lavoro part time sparì nel nulla, dato che era sempre assente, senza presenza.
I debiti che raccolse nel tempo per potersi comprare ancora grammi di felicità la portarono a fare pazzie, a rubare, ad esplodere completamente.
Le parlo adesso dopo che è stata in comunità, dopo che ha fatto un grosso percorso riabilitativo su sè stessa.
I suoi occhi ora sorridono, la sua felicità adesso è contagiosa, lei accetta ciò che è stata, ma non si arrende al suo passato, sa per certo che con un pò di buona volontà, adesso il futuro potrà essere ciò che desidera.
In passato desiderava tantissimo essere una persona migliore, ma essendo troppo seria con sè stessa, non perdonandosi mai nemmeno un singolo errore, ecco che cadde in una spirale, sostituendo il conforto umano che tanto andava cercando nel tempo con l'amaro abbraccio della droga.
Questa storia di vita ci insegna una cosa importantissima, ovvero che per quanto si possa toccare il fondo, con un pò di amor proprio e la spinta giusta da parte di chi ci vuole bene...ecco che possiamo sempre risalire la china.