Di Enrico Buongiovanni
"Nella vita non si fa ciò che si vuola, ma si è responsabili di ciò che si è."
Jean-Paul Sartre
L'aforisma per questo articolo appartiene a Jean-Paul-Charles-Aymard Sartre è stato un filosofo, scrittore, drammaturgo e critico letterario francese, considerato uno dei più importanti rappresentanti dell'esistenzialismo.
Le sue parole sono senza addebito le più accurate per la storia di vita che vado a raccontare oggi, ovvero la storia di Jürgen.
Lo incontrai per le strade di Firenze, precisamente sulle scale che dalla piazza portavano alla stazione era sera, osservando l'orario dei treni decisi che c'era ancora un pò di tempo per un ultima sigaretta prima del treno.
Così misi a sedere sui gradini, accesi una sigaretta e in quel momento sentii una voce particolare caratterizzata da un italiano molto poco deciso, Jürgen, il senza tetto che stava seduto qualche gradino sopra di me, provò a parlarmi in inglese e vedendo che lo capivo continuò, voleva una sigaretta che oltre al fattore nicotina, la desiderava per scaldarsi, a suo dire, anche se quell affermazione mi stranì, dato che avevo notato un'immensa coperta di lana proprio accanto a lui, la quale conteneva al suo interno chissà cosa, forse vestiti o cibo di qualche genere.
Comunque lasciai perdere e gli diedi una sigaretta, mi misi accanto a lui per chiacchierare e rimase molto sorpreso, in fondo i senzatetto sono abituati a coloro che hai passano accanto senza una parola e non a chi dona loro attenzioni.
Fu così che, passato lo stupore iniziale, ecco che si sciolse e si mise a parlarmi, iniziò piano piano a raccontarmi la sua storia.
Vissuto a partire dalla giovane età in Germania, per la precisione a Berlino, cresciuto nel contesto di una famiglia estremamente tradizionale, con una mentalità ferma sull'importanza della posizione sociale, ecco che fin da subito iniziò a sentire che quella non era una vita fatta per lui, anche solo a parlarne, si percepiva fortemente quanto ripudiasse quei concetti.
Come se non bastasse il contesto familiare, ecco che a farlo sentire estraneosi metteva di mezzo anche la mentalità tedesca, mi raccontò che, per le sue esperienze, se le persone non si trovavano in uno stato di addolcimento o di profondo stordimento dovuto all alcool, erano molto fredde, senza alcuna voglia di scambiare quattro chiacchiere, pensai subito che dovesse aver avuto un passato di bullismo e vessazioni, oppure qualche disgrazia che lo portò a sentirsi emarginato, ma lui, alla mia domanda, dissipa ogni mio dubbio.
"Assolutamente no, nulla di tutto ciò, i miei genitori per quanto fermi sulle loro idee e improntati sull'importanza di fare carriera mi hanno sempre amato e voluto bene, senza crearmi mai problemi o farmi sentire in colpa per la mia visione del mondo."
Fece una pausa e un breve sospiro, probabilmente ripensando a casa, quella casa che tanto lontano si era lasciato...riprese poi a parlare:
"Non ho mai stretto forti legami nella mia vita in Germania, purtroppo non mi sono mai ritrovato in quella mentalità, così a vent'anni con non pochi dubbi sia miei che da parte dei miei genitori partii, senza soldi e senza lavoro decisi di viaggiare, ogni tot mesi torno a far visita alla mia famiglia facendo qualche lavoro stagionale lì e intanto ne cerco altri tramite siti di workaway, vedi, non sono proprio un senzatetto, diciamo semplicemente che non ho uno stile di vita convenzionale, le persone spesso mi scambiano per senza tetto notando che non mi curo troppo nell'aspetto e probabilmente incide anche la coperta che ho sempre appresso, ma se non me la portassi dietro come darei riparo al mio tesoro..."
Pensai di non aver capito bene, quindi mostra uno sguardo abbastanza stupito.
"Erwin, Erwin.." a questa parola ecco che la coperta si muove e il contenuto si mostra, in quel momento capisco chi fosse il suo tesoro, quel cagnolino gli si avvicina e dopo aver guardato al suo padrone come se avesse visto tutto il suo mondo gli si butta in braccio.
"Vedi...anche se piccolo di taglia, il mio piccolo amico è molto anziano e ha sempre bisogno di essere tenuto al caldo, io non voglio fare nemmeno un passo senza di lui."
In quel momento osservo meglio, e noto il suo zaino era pieno di cibo...ma per cani, mi raccontò di quanto era importante che il suo amico mangiasse e di quante fossero le medicine che doveva prendere, mi raccontò che era l'affetto più grande che gli fosse rimasto e l'unico che lo avrebbe sempre difeso, l'unico che non lo avrebbe mai abbandonato, perchè anche se aveva poco da offrirgli, ecco che il suo piccolo amico gli donava la giusta
considerazione e che gli leccava le ferite, ma non quelle esterne quelle dell'anima!
"Vedi...ho fatto una scelta di vita...una scelta che nessuno ha mai compreso, ciò che so è che sono e mi sento responsabile di ciò che sono, senza scuse, ma ancora di più sono responsabile della vita del mio piccolo amico, il quale mi tocca il cuore in dei modi che gli esseri umani non sono mai riusciti a fare.