· 

L' arte di amare: l'etica della cura di Carol Gilligan

Di Enrico Buongiovanni


Ci sono momenti nella vita in cui ci troviamo davanti a un bivio silenzioso, uno di quei crocevia interiori che non fanno rumore ma cambiano tutto. 

Da una parte, ci sono i nostri desideri, le nostre voglie, quel richiamo a inseguire ciò che ci fa stare bene nell’immediato. 

Dall’altra, ci sono le persone che amiamo, con i loro bisogni, le loro fragilità, i loro silenzi che chiedono attenzione. 

Scegliere di mettere loro davanti a noi stessi non è mai facile. 

Eppure, è proprio in questa scelta che si nasconde una delle lezioni più profonde di crescita personale, un insegnamento che Carol Gilligan, psicologa e filosofa, ha racchiuso nella sua "etica della cura".


Un modo diverso di vedere il giusto

Quando pensiamo alla morale, spesso ci immaginiamo regole rigide o grandi principi universali. 

Ma Gilligan ci invita a guardare altrove: non a un codice astratto, ma alle relazioni concrete che danno forma alla nostra vita. L’etica della cura non parla di giustizia come un calcolo freddo, ma come un atto di connessione. 

Essere giusti, per Gilligan, significa ascoltare, rispondere, prendersi cura di chi ci sta vicino, anche quando questo richiede di mettere in pausa ciò che vogliamo per noi stessi.

Immagina una giornata qualunque. Hai programmato del tempo per te, un progetto, un hobby, un momento di pace, ma poi arriva una telefonata: tua madre ha bisogno di parlare, un amico è in crisi, il tuo partner ti chiede un aiuto inaspettato. 

Dentro di te si accende una scintilla di frustrazione: “E io? Quando penso a me?”. 

È una domanda legittima, umana. 

Ma l’etica della cura ci spinge a vedere oltre: non si tratta di annullarsi, ma di riconoscere che l’amore, quello vero, è fatto anche di questi piccoli sacrifici, di questi istanti in cui diciamo “ci sono” a chi conta per noi.


Il coraggio di mettersi da parte

Mettere da parte i propri interessi non è debolezza, né resa. 

È un atto di forza, un gesto che richiede consapevolezza e maturità. Carol Gilligan, studiando le voci spesso inascoltate delle donne, ha notato come la cura sia stata a lungo fraintesa come passività. 

Ma non lo è. 

Scegliere di anteporre chi amiamo a noi stessi è un esercizio di volontà: significa guardare negli occhi la tentazione dell’egoismo e decidere di andare oltre, non per senso di colpa o dovere, ma per un’amore che sa vedere il valore dell’altro.

Pensa a un genitore che rinuncia a una serata fuori per stare con un figlio che ha paura del buio, o a un amico che mette da parte i suoi piani per ascoltare un confidenza difficile. Non sono gesti eroici da prima pagina, ma momenti che tessono la trama di una vita più piena. 

È in questi attimi che cresciamo, perché impariamo a uscire dal nostro piccolo mondo e a costruirne uno più grande, insieme agli altri.


L' equilibrio tra cura e sé

Ma c’è un rischio, ed è importante non ignorarlo. 

L’etica della cura non ci chiede di sparire, di diventare martiri o di dimenticare chi siamo. 

Gilligan stessa sottolinea che la cura è un dialogo, non un monologo: si cura l’altro senza perdere di vista sé stessi. 

Se ci annulliamo completamente, finiamo per impoverire anche le relazioni che vogliamo nutrire. 

È come un respiro: non puoi solo espirare, devi anche inspirare. Mettere da parte i propri interessi per amore non significa smettere di averne, ma imparare a intrecciarli con quelli di chi ci sta accanto.

La crescita personale, allora, sta nel trovare questo equilibrio. 

Chiediti: “Cosa sto dando? E cosa sto ricevendo?”. 

Non è egoismo cercare un’armonia. 

È onestà. 

Quando rinunci a qualcosa per chi ami, fallo con il cuore aperto, sapendo che non è una perdita, ma un investimento in qualcosa di più grande: un legame, una fiducia, un senso di appartenenza.


La ricompensa silenziosa

La bellezza dell’etica della cura è che non offre premi immediati. 

Non ci sono applausi, né medaglie. Ma c’è una ricompensa più profonda, che si svela col tempo. 

Quando scegli di esserci per chi ami, anche a costo di un sacrificio, costruisci una versione di te stesso che non avresti mai conosciuto altrimenti: più paziente, più empatica, più vera. 

E quelle persone, tua sorella, il tuo migliore amico, il tuo compagno, diventano specchi in cui vedi riflessa la tua capacità di amare.

Carol Gilligan ci ricorda che la vita non è solo una questione di diritti o di conquiste personali, ma di connessioni. 

Fare la cosa giusta, anche quando è la più difficile, significa riconoscere che non siamo isole. 

Siamo fili di una rete, e a volte dobbiamo tirarci indietro per lasciare spazio agli altri. 

Non è una rinuncia: è un modo di crescere, di diventare più umani.


Un passo alla volta

Allora, la prossima volta che ti trovi a quel bivio silenzioso, fermati un istante. Respira. 

Guarda chi hai davanti e chiediti: “Cosa significa amarlo, qui, ora?”. Non sarà sempre facile dire di no a te stesso, ma in quel “no” c’è un “sì” più grande, un sì alla relazione, alla fiducia, a una versione di te che sa dare senza contare il costo. 

È così che l’etica della cura diventa non solo una filosofia, ma una strada per vivere davvero.