
Di Enrico Buongiovanni
Ci insegnano a guardare il mondo con prudenza, a tenere gli occhi ben aperti per non perderci, a scrutare gli altri e noi stessi come se fossimo enigmi da risolvere.
Ci dicono di non fidarci troppo, di non svelare tutto, di proteggere ciò che abbiamo dentro come un tesoro che potrebbe svanire al primo passo falso.
E forse è vero: mostrare chi siamo, lasciar cadere le maschere, è un rischio.
È come mettere un frammento di noi stessi nelle mani di qualcuno senza sapere se saprà coglierne la luce o se lo lascerà cadere senza nemmeno accorgersene.
Ma c’è una verità che troppo spesso ci sfugge, un sussurro che si perde tra i rumori del quotidiano: vedere se stessi con gli occhi di chi ci ama è un dono raro, uno specchio che non distorce, che non giudica, che non oscura.
Se potessi donarti qualcosa, ti donerei i miei occhi, non per cambiare il tuo sguardo sul mondo, ma per regalarti un istante in cui vederti come ti vedo io.
E allora capiresti, non con la mente, ma con quel battito profondo che abita il petto, quanto sei speciale per me.
Non è una questione di parole o di promesse.
È qualcosa che va oltre, un riflesso che si accende quando ti osservo, quando scorgo in te ciò che forse tu non riesci a vedere: la tua forza silenziosa, la tua capacità di illuminare anche quando pensi di essere spento, il modo in cui il tuo essere semplicemente esiste e rende tutto più vero.
Ti donerei i miei occhi perché a volte siamo ciechi davanti alla nostra stessa bellezza, intrappolati in pensieri che ci fanno piccoli, in specchi che ci rimandano immagini sbiadite di ciò che siamo davvero.
E sì, lo so, donare qualcosa di così intimo può fare paura.
Può darsi che tu non sappia cosa fartene di questo sguardo, che lo tenga tra le mani per un attimo e poi lo lasci scivolare via, come un’onda che si ritira dalla riva.
Potrebbe farmi male, potrebbe lasciarmi con un vuoto che punge. Ma il valore di ciò che dono non dipende da come lo accoglierai.
Non è un debito, non è un’attesa di ricompensa.
È un seme che pianto, un gesto che compio perché nel donarlo scopro qualcosa di me.
Siamo come il mare, sai?
Non trattieni nulla per te stesso, eppure non sei mai vuoto.
Accogli, trasformi, restituisci.
E anche quando le onde si infrangono contro scogli che non cedono, il mare non smette di muoversi, di essere immenso.
Così è donare: un atto che ci rende più grandi, più profondi, anche quando non ce ne accorgiamo.
Ti donerei i miei occhi non perché tu debba vedermi a tua volta, ma perché nel darteli capirei ancora di più quanto il mio cuore si allarga nel guardarti.
E se un giorno ti sentirai ferito, se penserai di esserti perso nel dare troppo di te stesso, ricorda questo: non hai sbagliato a offrire ciò che avevi.
Hai solo incrociato chi non sapeva accogliere un dono così grande.
Non smettere di donarti, non per gli altri, non per ciò che riceverai in cambio, ma per ciò che diventi ogni volta che lo fai.
Perché è nel donare che trovi chi sei davvero: non un riflesso fragile, ma una luce che non si spegne mai.
Se potessi donarti qualcosa, ti donerei i miei occhi, sì, ma solo per ricordarti che sei già tutto ciò che serve per brillare.